CURARE DA SOLI UN DISTURBO PSICOLOGICO?

La logica del “fai date” si riscontra con molta frequenza nei gruppi di auto-mutuo-aiuto di matrice statunitense e presso tante “associazioni” che si propongono la tutela di persone con determinati disturbi.

 

Quando, in giovane età, mi occupavo della diagnosi e cura di pazienti alcolisti all’interno del reparto ospedaliero, sentivo spesso dire che “chi non ha avuto mai problemi  con l’alcol non riesce a capire cosa prova l’alcolista e neppure riesce curarlo”. Quanto affermato dagli stessi alcolisti (e lo stesso può essere replicato non solo da tutti gli assuntori di sostanze tossiche, ma pure dai pazienti affetti da quasi tutti i disturbi psicologici) possiede una suggestiva logica intrinseca, difficilmente confutabile.

 

Tuttavia, in ambito strettamente sanitario, là dove sono evidenti patologie diagnosticabili come tali, pur riconoscendo, oggettivamente, che l’intervento del clinico (medico o psicoterapeuta che sia) potrebbe, a volte, non essere strettamente necessario, ciò che necessita ai fini del successo terapeutico è:

 

  • la presenza attiva del paziente, quale portatore dei sintomi lamentati
  • la presenza del terapeuta (ha studiato + ha esperienza diagnostica e di cura)

 

La fattiva collaborazione biunivoca tra i due soggetti porta al risultato terapeutico:

 

  • il paziente  conosce i sintomi lamentati, sul proprio corpo
  • il terapeuta conosce la metodologia clinica che porta alla diagnosi: ha studiato i protocolli terapeutici attuabili.

 

L’ALTERNATIVA

La collaborazione attiva, tramite incontri personali, reali, tra chi conosce se stesso e vuole guarire e chi sa che cosa e come fare porta a risultati terapeutici positivi dopo aver individuato con precisione la malattia sofferta – la diagnosi, secondo classificazioni ufficiali condivise – e il suo grado di gravità. Tuttavia valutazione, diagnosi, gravità ed intervento risolutivo sono sempre di pertinenza dello psicoterapeuta

 

Quindi di fronte a un insieme di sintomi disturbanti, diagnosticati come malattia, è importante rivolgersi a un terapeuta certificato e preparato con cui iniziare un approccio di squadra per la soluzione del problema accusato: si tratta di stabilire una alleanza terapeutica attraverso uno sforzo collaborativi con lo psicoterapeuta (lo specialista in psicoterapia).

 

liberamente tratto da: Paolo G. Zucconi, Il Manuale pratico del benessere, Edizioni Ipertesto, pag.532